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Carlo

Carlo non è della zona, non ha legami con il territorio e, soprattutto, non ne vuole avere con la sua famiglia d’origine. È arrivato a Porta Aperta nel 2015, tramite il servizio dell’unità di strada.
“Sono senza lavoro, senza un reddito e non ho una residenza. Non ho altro da aggiungere” afferma, sintetico, il giorno del suo arrivo. Al suo ingresso in centro di accoglienza, sono seguiti colloqui settimanali, incontri anche in contesti informali, che hanno favorito l’inserimento di Carlo in una rete amicale di coetanei.
“Sono anche stato accompagnato al Centro per l’Impiego, dove insieme alla persona che ho incontrato abbiamo individuato un corso professionale adatto a me. Mi sono detto: dai, che piano piano magari è la volta buona che mi rimetto in carreggiata”. Analogamente, Carlo è stato accompagnato dal medico di base e al CSM e successivamente è stato inserito in un appartamento di Porta Aperta e poi presso una parrocchia, senza mai fargli mancare il sostegno nei momenti di crisi e gestione di episodi di rabbia e forte disagio relazionale.
La storia di Carlo insegna quanto sia necessario andare, sempre, oltre l’apparenza e di come ogni fragilità possa essere colmata, accompagnata e spesso anche superata.

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