Porta Aperta, al femminile – La storia di Barbara

Guardarmi indietro e guardare avanti non è facile: ho tanti problemi di salute, vorrei trovare un impiego ma nella mia situazione e alla mia età non è facile. Ho lavorato come inserviente a scuola, come baby sitter, come colf, l’esperienza non mi manca. Ho un passato difficile, ho conosciuto la vita in strada, la solitudine, i maltrattamenti. Non ho mai avuto dipendenze, ho sempre vissuto come una poveretta, mai come una donna “poco seria”.

Mia mamma era modenese, sono in questa città dal 1978, la conosco bene. La mia vita mi ha portato ad essere accolta in diversi contesti di accoglienza. Qui a Casa di Rut si sta bene anche se un giorno vorrei avere un posto tutto mio, vivere con un compagno. Con le donne non sono mai andata troppo d’accordo ma devo dire che con Eugenia e Nadia mi trovo bene: sono più grandi di me e chiedo spesso a loro dei consigli, sulla mia vita, su come relazionarmi con i miei familiari, sono persone con cui riesco ad avere un dialogo, un confronto. Non è facile raccontarsi, quando penso ai miei figli, agli uomini che mi hanno abbandonato, mi viene da piangere, non riesco a trattenere le lacrime.

Ma sono forte, ne ho passate tante, ora qui ho un tetto sulla testa, pasti regolari, se ho bisogno di medicine posso rivolgermi alla farmacia di Porta Aperta, ho una porta da aprire la mattina e richiudere la sera, un luogo dove tornare. Casa è calore, e qui ho imparato a sentirne un po’ intorno a me.

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