«Sto per compiere 40 anni e dopo tanto tempo, ho deciso di tornare qui, a Porta Aperta, dove la mia nuova vita è iniziata, per rivedere il luogo che mi ha accolto e ospitato a Modena per la prima volta, quando ancora ero minorenne». Azayi Abdellah, originario del Marocco, è arrivato nella nostra città l’11 settembre 2001, data fatidica per tutto il mondo: aveva 16 anni, non sapeva la lingua e non aveva i documenti. In quella giornata che tutti ricordiamo, fu subito fermato dalla polizia e condotto a Porta Aperta dove in breve tempo gli fu trovata da Franco Messora una sistemazione.
«Sono stato ospite di Porta Aperta dai 16 ai 20 anni: in quegli anni, ho frequentato il Corni, ho imparato un mestiere e la lingua italiana, mi sono dato da fare sia in cucina che come custode presso il centro di accoglienza e nel 2004 ho iniziato a lavorare come magazziniere, grazie all’aiuto dell’associazione che mi ha messo in contatto con la Poker srl di Modena, azienda per la quale lavoro con gioia tuttora – racconta con un sorriso Abdellah che quest’anno festeggia i 20 anni di lavoro presso la stessa azienda – Quando ho trovato un impiego, ho continuato a dormire a Porta Aperta per un po’, poi piano piano ho potuto permettermi un appartamento in affitto e successivamente sono riuscito ad acquistarlo».
In Marocco, Abdellah ha genitori e fratelli che va a trovare tutte le volte che può ma è Modena quella che lui definisce la “sua” città, la sua casa: «Non voglio più ripartire da zero, la mia casa è qui – racconta il giovane, che è riuscito ad ottenere la cittadinanza italiana solamente pochi anni fa, nel 2021 – Lo dico sempre: Porta Aperta è un’esperienza unica, che ti serve per tutta la vita. Qui sono cresciuto e ho imparato a stare al mondo, anche dagli sbagli di coloro che ho incontrato lungo il mio percorso, per non farli a mia volta. Ho imparato ad amministrarmi, a badare a me stesso, anche se da solo sarei potuto andare poco lontano: devo dire un sacco di grazie a tante persone che mi sono state vicino e hanno creduto in me, con diverse delle quali sono rimasto sempre in contatto».
Tra queste, gli allora operatori di Porta Aperta Maria Tardini che in questa occasione ha accompagnato Abdellah in associazione, dove li ha accolti l’operatore Marco Casali; e poi: Paolo Amato, Lorenzo Bellei, l’ex direttore Fabrizio Costa, i suoi datori di lavoro Andrea e Gianluca De Col e la loro mamma Roberta Rossi, che per Azayi sono diventati nel tempo una seconda famiglia. E l’elenco sarebbe ancora lungo. «Certo, le difficoltà non sono mancate – conclude Abdellah – Da ragazzino arrivai prima in Spagna, poi in Francia, a Nizza, a seguire Roma, Perugia e infine a Modena, da dove non mi sono più mosso. Non è stato facile ma questa città mi ha saputo accogliere in maniera unica, completa, e tornare oggi a Porta Aperta, rivivere certi ricordi, il mio passato, è qualcosa che mi sentivo di fare, che mi fa stare bene: qui è davvero iniziato tutto, il lavoro, le amicizie della vita… Sono grato».
Laura Solieri – Gazzetta di Modena 11 agosto 2024


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