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Il volontariato a Porta Aperta? Per me è una rinascita

Lui è Giuseppe Goldoni, nostro volontario alla Casa di Abramo

“Ho 43 anni e lavoro presso una banca locale – ci racconta Giuseppe – Ho cominciato a fare volontariato molti anni fa, seguendo l’esempio di mio padre Sergio il quale dopo aver ricevuto in dono molto sangue a seguito di un intervento chirurgico, in segno di riconoscenza verso i donatori silenziosi di sangue, iniziò a donare sino al raggiungimento delle 100 donazioni e al conseguimento della medaglia d’oro presso l’Avis Provinciale Modena“.

Anche Giuseppe è donatore di sangue e plasma, sostiene l’ADMO Emilia-Romagna ed è volontario di Protezione Civile.

Giuseppe è anche Cofondatore di So.La.Re “Il sogno di Lalla”, progetto nato a Castelnuovo Rangone nel dicembre 2018 dedicato a politiche di inserimento dei giovani per contrastare fenomeni legati al bullismo giovanile.

“Io credo che molti di noi aspettino solo di sapere come potere essere di aiuto per gli altri per attivarsi in prima persona, ma per farlo talvolta servono esempi o testimonianze, come quella della mia amica Paola Cicogni che presta il proprio contributo da anni alla mensa di Porta Aperta e che mi ha fatto conoscere questa associazione – prosegue Giuseppe – Sapete cosa fa un volontario? Nulla di particolare: un volontario CONDIVIDE LA PROPRIA ESPERIENZA, come Paola lo ha fatto con me e non solo.

Ne parla anche a lavoro ed è così che nasce un movimento di colleghi che decidono di donare una pausa pranzo a settimana per mettersi al servizio degli emarginati, donando un’ora del proprio tempo.

Il mio tempo, che tutto ad un tratto la vita mi restituiva dopo una separazione, un patrimonio di emozioni ed aspettative, come semi li ho piantati lo scorso anno e oggi raccolgo frutti: sono uscito dal mio personale periodo di dolore, mi sento di volare e voglio fare di più.

Oggi a Porta Aperta mi sento parte di una famiglia di operatori e volontari e ho aderito ad altri progetti fra i quali “Conversiamo” attraverso il quale parliamo con i ragazzi richiedenti asilo, attraverso brevi dialoghi di italiano, un ora a settimana, tendiamo loro una mano, dimostriamo che se si impegnano con la lingua possono farcela.

Sono padre da 11 anni di un bambino che vivrà in questo mondo, che mi piaccia o no – conclude Giuseppe – Michele guarda me prima di buttarsi in una situazione: se vuoi essere da esempio di vita, dona il tuo tempo agli altri”